Web Tax nel 2019, ma non per le piccole attività online

01/12/2017
La Commissione Bilancio del Senato ha confermato il via libera per la Web Tax la cui entrata in vigore è prevista a partire da gennaio 2019.

Al momento si prevede una imposta del 6% sulle transazioni digitali (al netto dell'IVA) generando quindi un gettito atteso di circa 114 milioni di euro all'anno. Saranno escluse dall'applicazione della nuova imposta le imprese agricole, i soggetti che hanno aderito al regime forfettario e i cosiddetti "minimi". La Web tax sarà, quindi, circoscritta solo alle grandi realtà strutturate.
La prima conseguenza riguarderà il finanziamento del Fondo per le esigenze indifferibili che nel 2019 passerà da 330 milioni a 444 milioni di euro.
Questo ritardo di un anno potrebbe influire sulla copertura dei diversi bonus previsti nella manovra.

Secondo i tecnici i motivi di questa scelta temporale si devono al fatto che la Web Tax verrà applicata potenzialmente a ogni attività online, non solo business-to-consumer ma anche business-to-business. A tal proposito il Ministero dell'Economia dovrà emanare un decreto correlato entro il 30 aprile 2018 precisando le prestazioni soggette ad imposta. Dopo questo decreto, il direttore dell'Agenzia delle Entrate dovrà indicare entro 60 giorni le modalità di comunicazione al Fisco delle transazioni avvenute con mezzi elettronici e anche gli adempimenti dichiarativi e di pagamento della web tax.

Il controllo delle prestazioni verrà attuato grazie allo "Spesometro".
Verranno introdotti due parametri di controllo legati alle prestazioni di servizi resi con strumenti digitali e al controvalore di queste operazioni. Qualora nel corso di un semestre si dovesse constatare un superamento di questi valori da parte di un soggetto non residente senza stabile organizzazione nel territorio dello Stato, l’Agenzia delle Entrate inviterà il soggetto a verificare in contraddittorio la qualificazione dell’attività rilevata dallo “spesometro”.

Per quanto riguarda le imprese non residenti senza stabile organizzazione nel territorio dello Stato, saranno comunque le banche e gli intermediari ad avere il ruolo di sostituti di imposta, applicando la ritenuta d'imposta con obbligo di rivalsa sul soggetto che percepisce i corrispettivi.

Infine verrà applicata una clausola di non-penalizzazione per le imprese italiane e quelle residenti in Italia. Verrà riconosciuto un credito d'imposta pari all'imposta digitale, il quale potrà essere usato "ai soli fini dei versamenti delle imposte sui redditi", come spiega Il Sole 24 Ore. L'eccedenza potrà essere gestita per compensare Irpef, Ires, contributi previdenziali ed assistenziali.


Fonte: tomshw.it